Sant’Antioco (Sud Sardegna): il Tophet, ultima dimora dei bambini fenici e cartaginesi

Libera e ideale foto-ricostruzione del Tophet

di Sergio Atzeni

Il  Tophet  di Sant’Antioco (Sulcis, Sud Sardegna)  è un’area destinata a raccoglie i resti di defunti  in tenera età o appena nati i in urne cinerarie.

Le urne, solitamente inserite in  cavità della roccia, furono di solito  accompagnate da stele di pietra (ad oggi se ne contano circa 1.700, conservate nei musei di Cagliari e di Sant’Antioco) recanti immagini umane, simboliche e più’ raramente di animali connesse al rito che si svolgeva nell’area sacra.

In uso a partire  dall’VIII sec. a.C. e sino al I sec. a.C., la necropoli si appoggia ad una grande  roccia denominata “Sa Guardia de is Pingiadas” (la guardia delle pentole) nome dato per  le oltre 3000 urne cinerarie depositate nei secoli da fenici e cartaginesi.

Un recinto quadrangolare punico  ne comprende  uno più  piccolo  fenicio dove sono state ritrovate le urne più antiche,  il tutto delimitato da un  recinto molto più grande, rettangolare, costituito da blocchi bugnati che delimita appunto  l’intero Tophet o area sepolcrale infantile.

Le urne conservano ossa bruciate di bambini, talvolta di piccoli animali e qualche oggetto votivo. I resti ossei per lungo tempo sono stati attribuiti ad un rito sacrificale cruento, che prevedeva l’uccisione rituale dei primi nati, mentre oggi l’indagine osteologica testimonia che la maggior parte dei bambini cremati nel Tophet erano nati morti o deceduti per causa naturale in tenera eta’ e che i resti animali erano una componente del rito stesso.

 

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