Tra poche settimane l’isola di Sant’Antioco celebrerà il proprio patrono, conosciuto come il “Santo che viene dal mare”. Arrivò in esilio dalla Mauritania (zona dell’Africa settentrionale tra il Marocco e l’Algeria), durante il periodo dell’impero romano di Adriano
di Antonio Tore
Quindici giorni dopo la Pasqua si celebra la festa di Sant’Antioco nellp’0omonimo comune del Sulcis.
Il sabato precedente la Sagra si svolge la sfilata de “Is coccoisi”. La sfilata prende il nome da un particolare tipo di pane bianco lievitato detto “Coccòi de su Santu” e preparato per la festa.
Decorati con motivi floreali e piccoli uccelli, “is coccois” vengono portati nella basilica di Sant’Antioco e lasciati lì per alcune settimane in modo da abbellire il simulacro del Santo e le sue reliquie.
Antioco abbandonò da giovane i suoi studi di medicina e, a causa delle violenze che i cristiani subivano dall’Impero romano, fuggì dalla Mauritania e arrivò in Sardegna dopo che l’imperatore Adriano aveva tentato, invano, più volte, di farlo abiurare torturandolo, tentando anche di farlo sbranare da animali feroci che, però, lo risparmiarono.
Nell’isola riuscì a convertire molti abitanti, guarendo i malati e predicando il Vangelo. La sua fama di guaritore si sparse subito in Sardegna. Le sue reliquie furono ritrovate nel 1615.
Le spoglie di Antioco sono state ritrovate nelle fondamenta della basilica paleocristiana costruita sulle catacombe fenicie e che porta il suo nome vi giacevano da quasi duemila anni. Pochi, se si pensa che Sulcis, da secoli divenuta Sant’Antioco, in realtà ha almeno 1.500 anni più di Roma.
Si dice che il medico fosse originario della città di Sebaste e fratello del celebre martire San Platone e, mentre curava i malati nelle città della Galazia e della Cappadocia, venne arrestato come cristiano dall’allora prefetto Adriano. Sostenne vari tormenti: posto in una caldaia d’acqua bollente, gettato in pasto alle fiere, uscì sempre indenne da queste prove e alle sue preghiere caddero infranti gli idoli. Infine, gli venne troncato il capo: dal suo collo uscirono sangue e latte. Alla vista di questo miracolo Ciriaco, un militare aguzzino, si professò cristiano e fu anch’egli immediatamente decapitato.
Le spoglie del santo furono ritrovate sul luogo dell’attuale basilica di Sant’Antioco Martire, chiesa di origine bizantina, coeva della basilica di San Saturnino a Cagliari e della chiesa di San Giovanni di Sinis (nel comune di Cabras).
L’impianto originario fu costruito tra la fine del V secolo e gli inizi del VI d.C., con pianta a croce greca orientato Nord-Sud e, presumibilmente, l’altare maggiore si trovava sopra la tomba del martire, che era sepolto nell’area catacombale sottostante dal 127 d.C.
Dopo lo scisma religioso del 1089 d.C., i monaci Vittorini di Marsiglia, che oggi fanno parte dell’ordine dei Benedettini, furono inviati in Sardegna con il compito di “occidentalizzare” il culto, ovvero sradicare le tradizioni e gli apparati liturgici appartenenti alla cultura e al rito bizantino.
I monaci apportarono numerose modifiche alla Basilica: allungarono la navata centrale, trasformando così la croce greca in croce latina; fu variato anche l’orientamento secondo l’asse Est-Ovest con conseguente spostamento dell’altare in direzione Est; fu costruita l’abside una cappella laterale.
Intorno al XVIII secolo venne allungata ulteriormente la navata centrale e venne completamente intonacata ed affrescata. Venne dotata di una facciata in stile neo barocco ancora esistente.
Nella seconda metà del XX secolo un nubifragio provocò il distacco di parte dell’intonaco e il parroco pensò di riportare la chiesa allo stato originale. Spogliata la chiesa dagli arredi barocchi ci si rese conto della vera epoca originale della chiesa, perché fino ad allora si era erroneamente pensato che risalisse all’XI-XII secolo.
Un’altra caratteristica della Basilica evidenzia i legami che la Sardegna ebbe con gli ebrei che vennero deportati dai romani nel 19 d.C. nella speranza, inutile, che vi morissero.
Nelle catacombe di Sant’Antioco sono state ritrovate iscrizioni funerarie in ebraico e latino. Le due catacombe ebraiche finora scoperte, rinvenute accanto ad un sistema catacombale cristiano, e diverse iscrizioni marmoree e alcune lucerne funerarie con sopra la menorah aprono uno squarcio sulla vita degli ebrei nell’isola, che si ritroviamo ancora a medioevo inoltrato nel periodo aragonese fino alla loro espulsione del 1492.
Nel 1861, il canonico Giovanni Spano dava notizia di un anello di bronzo con incisi simboli ebraici, mostratogli da Leon Gouin che lo aveva scoperto in S. Antioco, l’antica Sulcis. Nello stesso anno lo sempre lo Spano riferiva di un talismano ebraico con nomi cabbalistici scoperto nel 1843 dal conte di Boyl, e nel 1864 dava notizia di un altro talismano cabbalistico in oro.