La Sardegna può essere la terra della mitica Atlantide e patria della grande civiltà descritta da Platone? Il cui mito è menzionato per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo (17-27) e Crizia nel IV secolo a.C.
di Sergio Atzeni
Nel 2002 il giornalista Sergio Frau nel suo libro “Le colonne d’Ercole – un’inchiesta” riferendosi a quelle menzionate da Platone, sostiene che le mitiche colonne andrebbero collocate nel canale di Sicilia (che è assai burrascoso, come le descrive appunto Platone. Quindi la Sardegna e il Tirreno assumerebbero nuova collocazione, al di là delle colonne d’Ercole, e nuovo punto di riferimento per tante descrizioni delle terre designate appunto oltre quella barriera immaginaria che per secoli è stato il confine con l’ignoto.
Atlantide (in greco Ἀτλαντὶς νῆσος, “isola di Atlante”) è un’isola leggendaria, il cui mito è menzionato per la prima volta da Platone nei dialoghi Timeo (17-27) e Crizia nel IV secolo a.C.
Per Platone, Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata “oltre le Colonne d’Ercole”, una grande potenza che avrebbe soggiogate tante zone dell’Europa occidentale e dell’Africa, novemila anni prima del tempo di Solone (approssimativamente nel 9600 a.C.). Dopo avere fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone.
Qui già la datazione pone dei problemi perché in quel periodo non era stata scoperta neanche l’agricoltura e l’uomo era un nomade paleolitico che vagava alla ricerca di prede di cui si nutriva, costruiva gli indumenti e con le ossa costruiva le armi. Non quadra neanche il racconto su Atene i cui primi abitanti si insediarono in capanne solo a cominciare dal 3500 a.C., nel neolitico. Allora solo se la data che menziona Platone può essere anticipata il mito può avere un fondo di verità.
Il nome dell’isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell’Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell’isola.
La storia di Atlantide di Platone raccontata nei dialoghi, è articolata per affermare le sue idee politiche e propagandarle. Il punto è capire se il filosofo greco riporti notizie di fatti avvenuti tempo prima che poi sono stati descritti a naturalmente addomesticati per le sue esigenze. Da più parti si pensa che Platone si basò su un eventi passato riportato dalla voce popolare e quindi distorto come l’eruzione vulcanica dell’isola di Thera, chiamata anche Santorini e la Guerra di Troia.
Ci sono alcuni studiosi che pensano che la sua ispirazione si rifaccia ad eventi a lui contemporanei come la distruzione di Elice nel 373 a.C. o la fallita invasione ateniese della Sicilia nel 415-413 a.C.
La possibile esistenza di un’autentica Atlantide venne rigettata durante l’antichità classica e derisa, quasi ignorata nel Medioevo, e riscoperta dagli umanisti nell’era moderna.
Se l’isola di Atlantide è esistita quindi potrebbe essere in realtà la Sardegna il cui popolo edificò i nuraghi e diede vita a un esercito bellicoso quanto misterioso menzionato più volte dagli egizi: gli Shardana.
Uno dei Popoli del Mare che, secondo le cronache degli antichi egizi, tentarono di invadere il loro regno allora una grande potenza e per questo solo un popolo all’avanguardia tecnica avrebbe potuto tentare la difficile l’impresa.
Gli Shardana sarebbero anche coloro che diedero vita alla civiltà etrusca di cui furono protagonisti degli emigrati che si insediarono nella zona della odierna Toscana e Lazio.
Inoltre un passo della descrizione platonica coinciderebbe con la forma della Sardegna:
“Una pianura (il Campidano) che attraversa l’isola in senso longitudinale (ha coste ad est e ad ovest), situata tra due zone montuose a nord e a sud; le coste sono alte e rocciose, scoscese”. Del resto, la Sardegna possiede ancora oggi zone pianeggianti situate alcuni metri sotto il livello del mare e ciò farebbe pensare che, essendo una terra geologicamente troppo antica e non soggetta a terremoti è verosimile che sia stato il mare a sommergerla in parte forse con uno tsunami importante.
Analizzando la piattaforma continentale della Sardegna , la parte immersa che una volta poteva essere emersa è probabile che l’isola fosse un tempo più grande dell’attuale e poi il maremoto l’abbia sommersa in parte.
Causa di quel maremoto potrebbe essere l’eruzione minoica di Thera nell’Egeo, datata ormai con certezza intorno alla metà del II millennio a. C., di cui si sono trovate tracce nell’intera regione.
Le stime attuali basate sulla datazione al radiocarbonio indicano che l’eruzione accadde tra il 1627 a.C. e il 1600 a.C. In quel periodo la civiltà nuragica stava iniziando e si cominciavano a costruire i nuraghi ed è possibile che uno tsunami di grandi proporzioni sia arrivato in Sardegna sommergendo in parte l’isola.
Sopravisse però la sua civiltà che eresse i grandi nuraghi a partire dal 1500 a. C. facendo tesoro delle tradizioni passate e della civiltà sviluppata nei millenni precedenti le cui città e costruzioni furono sommerse e cancellate dallo tsunami provocato dall’eruzione del vulcano di Thera.
Anche la grandezza descritta da Platone della sua Atlantide, grande come l’Asia Minore (Anatolia), e parte dell’Africa del Nord, cioè una striscia costiera, le dimensioni della Sardegna e della Corsica con le propaggini sommerse potrebbero avvicinarsi. Secondo il filosofo greco gli egiziani, avevano cosi descritto Atlantide: “Un’isola composta per lo più di montagne nella parte settentrionale e lungo la costa, mentre tutt’intorno alla città vi era una pianura, che abbracciava la città ed era essa stessa circondata da monti che discendevano fino al mare, piana e uniforme, tutta allungata, lunga tremila stadi , circa 555 km sui due lati e al centro duemila stadi circa 370 km dal mare. A una distanza di circa cinquanta stadi (9 km), c’era un monte, di modeste dimensioni da ogni lato.. L’isola, nella quale si trovava la dimora dei re, aveva un diametro di cinque stadi (circa 0,92 km.)”.
Questo dice ancora Platone: “Davanti a quella foce che viene chiamata, come dite, Colonne d’Eracle, c’era un’isola. Tale isola, poi, era più grande della Libia e dell’Asia messe insieme, e a coloro che procedevano da essa si offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta, intorno a quello che è veramente mare”.
Platone ci dà anche descrizione della fine della civiltà Atlantidea: “In tempi successivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sotto terra, e l’Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve”. Le colonne d’Ercole appunto che sempre si sono collocate tra la penisola iberica e l’Africa metterebbero fuori gioco la Sardegna però come detto l’ipotesi che quelle colonne fossero collocate tra Sicilia e Africa, ammesso che sia documentato e credibile, cambierebbe la sostanza e darebbe al massiccio sardo-corso molte probabilità di essere identificato come Atlantide.
Totalmente legate alla fantasia e ai suoi fini politici appare il racconto sul governo di Atlantide reso da Crizia, zio di Platone: “Le antiche divinità divisero la terra in modo che ogni dio potesse avere un porzione, a Poseidone fu lasciata, secondo i suoi desideri, l’isola di Atlantide. Questa venne affondata da un terremoto e diventò un banco di fango impraticabile, impedendo di viaggiare in qualsiasi parte dell’oceano”.
Un mare inquinato possiamo pensare e reso torbido dall’improvvisa massa d’acqua che avrebbe mosso quantità enormi di terra mentre è sempre difficile pensare che un terremoto abbia fatto inabissare parte dell’isola. Si potrebbe indagare anche sul vulcano nei pressi del sud Sardegna chiamato Quirino che anche di recente e ha fatto sentire la sua voce con onde sismiche di riflesso che si sono sentite a Cagliari.
Ora sono le date che Platone sostiene avvenne la scomparsa di Atlantide che non quadrano con i fatti storici legati alla Sardegna. Se l’isola fu distrutta dal maremoto oltre 9 mila anni fa. In pieno periodo paleolitico, quando non era stata scoperta ancora l’agricoltura e l’uomo conduceva una vita nomade furono allora i sopravissuti di quel cataclisma, avanti tecnicamente e socialmente ai loro contemporanei che piano piano riuscirono a far nascere la civiltà nuragica?
Potrebbe essere proprio così perché la maestosità e l’architettura dei nuraghi, veri e propri castelli e delle Tombe dei Giganti, per esempio, non possono essere nate così improvvisamente e possono essere state concepite da un popolo che aveva alle spalle migliaia di anni di esperienza tecnica. Un’isola perduta quindi e rinata dopo millenni dal maremoto che la sommerse.
Può essere possibile questa teoria e cercare Atlantide oltre quelle colonne d’Ercole tradizionali situate tra la Spagna attuale e il Marocco potrebbe essere solo l’espressione del mistero che si nascondeva nel mondo sconosciuto di allora che portava gli uomini a pensare che lì si annidassero tutti i segreti della natura insieme a dei popoli misteriosi con una civiltà avanzata. Ebbene se Atlantide è esistita e non è frutto della fantasia di Platone che ha riportato forse avvenimenti tramandati verbalmente di antichi cataclismi rendendole reali, sicuramente quella terra non è da ricercare nell’Atlantico ma nel mondo conosciuto di allora che era il bacino del Mediterraneo. Per questo considerando l’eruzione vulcanica dell’isola di Thera o Santorini e il susseguente maremoto che calzerebbe a pennello ma non per le dimensioni come invece si presta la Sardegna per la sua civiltà avanzata proprio nel periodo in cui effettivamente il maremoto si verificò, cioè il 1600 avanti cristo circa.
Quindi Atlantide potrebbe essere la Sardegna che nasconderebbe nelle sue viscere ancora tanti segreti da svelare e questo è possibile sapendo che solo una piccolissima parte del suo patrimonio archeologico è venuto alla luce e che tanti misteri legati alla sua grande civiltà neolitica come quella Ozieri e nuragica ancora sono avvolti nel buio più assoluto.