Allora, impotente la medicina, fu il miracolo di Sant’Efisio a far cessare il mortale morbo. Oggi sarà il nostro comportamento scrupoloso e il rimanere a casa a evitare che il Coronavirus mieta tante vittime e distrugga l’economia italiana e sarda
di Sergio Atzeni
Nel 1652 in Sardegna e a Cagliari infuriava una inarrestabile epidemia di peste che fu portata ad Alghero da una nave proveniente da Tarragona in Spagna.
I cristiani cagliaritani e sardi, ma non solo, era in preda alla paura e alla disperazione perche non si avevano armi per fermare la peste che da quella nave arrivata ad Alghero cominciò a mietere vittime a migliaia, avanzando in tutte le direzioni, inarrestabile in primavera ed estate.
La peste imperverso per 5 anni, e spopolò Alghero e a Sassari rimasero in vita a solo 5057 abitanti mentre a Cagliari nel 1656 al polonio fu decimata.
I lazzaretti di Cagliari erano stracolmi di contagiati anzi si cercavano nuovi spazi per isolare gli ammalati come si fece usando il Castello di San Michele.
Il centro abitati era spettrali, i roghi, unico rimedio allora conosciuto per limitare l’epidemia, erano appiccati un po’ dappertutto solo se si avesse il sospetto che lì fosse solo passato un contagiato.
Ci si raccomandò da subito a San’Efisio e la statua del santo venne trasportata dalla chiesetta di Stampace alla cattedrale dove rimase esposta alla venerazione dei fedeli per ben 4 anni, fino alla cessazione della peste.
Le autorità cittadine, come ultima speranza, decisero di rivolgersi più direttamente a Sant’Efisio per chiedere la grazia della cessazione della peste con la processione solenne gia esistente alla quale fu aggiunto il voto da osservare perennemente ogni anno a partire dal 1657.
Sant’Efisio Martire, ancora venerato a Cagliari nonostante fossero passati tanti secoli dalla sua morte e che prima di essere giustiziato aveva promesso di proteggere per sempre Cagliari e i suoi cittadini.
La città di Cagliari allora compresa nei suoi quattro quartieri storici di Stampace, Marina, Castello e Villanova era deserta e piena di carretti che trasportavano i morti verso i luoghi della cremazione.
Grida di disperazione si alzavano dalle case dove la gente si era rinchiusa ma inutilmente perché la peste colpiva dappertutto.
Il momento più drammatico fu raggiunto nell’estate del 1656 con la popolazione dimezzata. Nessuna attività rimase aperta, tutto era chiuso non arrivavano i rifornimenti alimentari e anche i forni di pane erano chiusi. Una vera tragedia con la peste che colpiva in una città spettrale dove i morti iniziavano ad ammucchiarsi per le strade.
Ma poi dopo la processione a Sant’Efisio per chiedere la grazia con migliaia di fedeli impauriti nel mese di ottobre seguente l’epidemia finì. Da notare che la processione avrebbe dovuto mietere migliaia di vittime perché il contagio era di sicuro facilitato. Invece la peste sparì e non si poteva non pensare che a un miracolo di Sant’Efisio e per questo la Municipalità fece il voto solenne con l’impegno di portare ogni anno la statua del Santo in processione, dal luogo in cui Sant’Efisio fu incarcerato, nel quartiere di Stampace, fino alla spiaggia di Nora, dove aveva subito il martirio e poi in ritorno a Stampace.
Da specificare, come detto, che fu aggiunto il voto a una processione già esistente in onore di Sant’Efisio, da questo si intuisce che il santo fosse già ricordato e molto venerato a Cagliari.