La natura ha impiegato migliaia di anni per costruire quel suo capolavoro che chiamiamo Poetto. Fino a qualche decennio fa appariva ad alcuni come una perfetta scultura scolpita in modo mirabile per rendere ciò che solo la fantasia poteva partorire. Altri consideravano quella spiaggia come un affresco di un ambiente immaginario perché la sua bellezza non aveva niente di terreno.Questo è il Poetto la grande spiaggia che i cagliaritani da generazioni hanno imparato ad amare sentendola propria perché è entrata a far parte della vita di ognuno e occupa un posto importante nei ricordi.
di Sergio Atzeni
Il Poetto è per il cagliaritani ciò che rappresenta San Pietro per i romani o la torre Eiffel per i parigini. Un bene che appartiene solo a loro per questo non è considerato una cosa ma un amico testimone di tempi lontani e della giovinezza che oggi non ci sono più.
Oggi la grande spiaggia un tempo candida, ha assunto un colore cupo, grigiastro, che ispira la malinconia e la tristezza.
Agli inizi del novecento, quel litorale appariva incontaminato, sconosciuto agli stessi cagliaritani che frequentavano il versante opposto della costa prendendo i bagni alla Playa, più a portata di mano per chi proveniva dai quattro quartieri che contava la Cagliari di allora.
Il Poetto in quel periodo era conosciuto solo dei forzati delle saline che lavoravano a due passi, anzi si massacravano per produrre il sale per lo Stato espiando la loro pena.
La grande spiaggia allora era intatta è vergine, con le dune di fine sabbia bianca a ridosso dell’area di battigia mosse continuamente dal vento e rigenerate dalle onde. Al limitare delle dune una lunga striscia di rigogliosa pineta coronava è proteggeva la spiaggia che appariva mediterranea e non dei mari del sud, solo perché la sua vegetazione non lasciava dubbi. Una fortuna che i cagliaritani l’abbiano scoperta così tardi perché hanno dato la possibilità a tanti cittadini di conoscerla ancora nel suo splendore seppur costretti a vederla morire lentamente.
La moda di prendere i bagni, inventata nel mondo anglosassone dai nobili, non impiegò molto ad essere adottata anche in Italia, nella riviera ligure è romagnola soprattutto dal ceto più agiato. Poi anche i popolani imitarono quella moda accontentandosi di passare una giornata al mare e consumare una colazione preparata a casa.
A Cagliari all’inizio del secolo scorso la vita era dura, i generi alimentari di prima necessità a prezzi proibitivi, mancava il lavoro è ogni ammortizzatore sociale, il bisogno di passare qualche ora lieta era una necessità specialmente per i poveracci con tanto di famiglia numerosa.
Così prese piede quella moda di andare al mare è trascorrere una giornata diversa.
Lo stabilimento a quattro stelle dei fratelli Devoto subito dopo il ponte in ferro della Scafa era frequentato dalla Cagliari bene mentre sa Perdixedda, la struttura di Michele Carboni, era destinata ai popolani e quindi alla portata di tutti.
Fino alla prima guerra mondiale I cagliaritani frequentavano quindi la costa occidentale del Golfo, che non era formata da sabbia ma da pietrame di varie dimensioni mentre l’acqua non poteva dirsi cristallina per gli scarichi fognari e i residui di lavorazione delle peschiere.
Qualcuno per caso o per sentito dire, scoprì la costa orientale fatta di alti cumuli di sabbia finissima e mare cristallino vergine, in quel periodo cominciò a frequentarla nonostante la moda di la Playa.
Ciò non sfuggì a Gaetano Usai che nel 1914 pensò di costruire una struttura coperta, antesignana delle club House, circondandola di cabine-spogliatoio in legno. Nacque così il “Lido” primo stabilimento balneare della riviera del Poetto. Anche il popolino prese a frequentare la nuova località sfruttando gli ampi spazi dell’arenile è accampandosi nella folta pineta per consumare frugali pasti, mentre i più ricchi stavano isolati nel perimetro dell’unico stabilimento creato da Usai. Un successo immediato.
Nel giro di pochi anni la spiaggia fu presa d’assalto, gli spogliatoi del lido furono imitati e nacquero i casotti nella spiaggia libera che ogni famiglia usò prima come punto di appoggio per lasciare abiti e cibi e poi come vere casette al mare dove trascorrere anche la notte.
I primi casotti nacquero senza un ordine stabilito quindi alla rinfusa, perché l’autorizzazione veniva rilasciata senza indicare il punto di edificazione. La seconda guerra mondiale cancellò tutto: i casotti vennero in gran parte abbattuti. Nel dopoguerra un nuovo fervore costruttivo pervase i cagliaritani e nacquero i casotti di seconda generazione affiancati dagli stabilimenti militari.
In quelle villette di legno ogni estate tante famiglie appartenenti a tutti i ceti sociali si trasferivano per passare una villeggiatura particolare e dimenticare i problemi della vita quotidiana.
Mancavano i servizi igienici e l’acqua corrente ma ci si arrangiava, poi il mare e la spiaggia provvedevano a far dimenticare i disagi. L’allegria regnava al Poetto, ristoranti e bar di legno sempre affollati, lo stradone trasformato in passeggiata gremito fino a tarda notte da giovani e anziani.
Poi il fulmine a ciel sereno con la notizia che quelle costruzioni dovevano essere abbattute. La desolazione si impadronì della spiaggia, anche il mare e il vento mostrarono il loro disappunto aggredendo lentamente la sabbia e disperdendola inesorabilmente.
Nuovi baretti di linea moderna e alcuni stabilimenti-spogliatoio furono costruiti ma non riuscirono a cancellare il ricordo di quel quartiere estivo di un tempo.
Di notte solo silenzio è tristezza nel nuovo Poetto, neanche le roulotte che servivano da rosticcerie e che stazionano davanti al Lido hanno contribuito a ridare vitalità al litorale. Anche la sabbia non ne ha voluto sapere della desolazione e ha deciso di andarsene consentendo ai flutti di erodere la battigia e farla quasi scomparire.
Il ripascimento del 2002 ha tentato di fermare l’erosione è di ricostruire l’arenile: tonnellate di sabbia sono state pescate da una draga dal fondale a largo e riversate sulla spiaggia che è stata rimodellata e allungata. Si è costruito però un Poetto diverso lontano parente di quello che i cagliaritani non più giovani hanno conosciuto.
Poetto la cui sabbia attualmente presenta una colorazione grigiastra la quale, secondo gli addetti ai lavori, un giorno sarebbe dovuta diventare chiara forse bianca: una chimera.
Aldilà delle polemiche di questi tempi oggi è un Poetto diverso che l’incuria degli anni e la superficialità di chi aveva i poteri hanno condannato fosse irrimediabilmente. Chissà se quei casotti affrettatamente abbattuti avrebbero potuto evitare la scomparsa della sabbia? Forse no, ma avrebbero sicuramente salvato una consuetudine di una città e la frequentazione in massa del litorale che oggi sarebbero stati preziosi per il decollo definitivo di Cagliari città turistica.