La disoccupazione era totale, la città mostrava pochi segni della grande festività, gli alimenti erano razionati e si compravano solo con la tessera annonaria, dilagava il mercato nero a cui le poche famiglie di benestanti attingevano per concedersi il lusso di festeggiare il Natale con abbondanza di cibi e bevande. Articolo gia pubblicato nel quotidiano “L’Unione Sarda” in cronaca di Cagliari
di Sergio Atzeni
Negli anni del dopoguerra il Natale a Cagliari, ma anche in Sardegna, non è stato quel periodo a cui oggi siamo abituati con negozi stracolmi di prodotti, luminarie nelle principali strade cittadine e corsa sfrenata al consumismo.
Nel 1945, per esempio, anno in cui terminò la seconda guerra mondiale, la più importante festività dell’anno fu vissuta in modo drammatico dai cagliaritani che si resero conto, al ritorno dallo “sfollamento”, delle condizioni della loro città ridotta a un cumulo di macerie.
Il Natale di quell’anno fu drammatico con le famiglie di senzatetto che occupavano le cavità di Tuvixeddu e dell’anfiteatro, altre alloggiate nello stabilimento balneare Ausonia al Poetto, altre ancora ospitate in caserme militari.
La disoccupazione era totale, la città mostrava pochi segni della grande festività, gli alimenti erano razionati e si compravano solo con la tessera annonaria, dilagava il mercato nero a cui le poche famiglie di benestanti attingevano per concedersi il lusso di festeggiare il Natale con abbondanza di cibi e bevande.
Nel 1947, nonostante la grave situazione economica, per le festività natalizie qualcuno si poté permettere il viaggio “in continente” per festeggiare il Natale con la neonata compagnia aerea tutta sarda “Airone”.
Così scrisse nell’Unione Sarda il giornalista Vittorino Fiori, uno dei primo viaggiatori della compagnia : “I velivoli sono tre di color zabaione, l’aereo, un G 12 L di 22 posti, che viene da Palermo impiega quattro ore per andare da Cagliari a Milano: i quattro giorni di viaggio prima necessari per raggiungere il capoluogo lombardo sono ormai superati.”
In quell’anno le festività di fine anno furono vissute in trepidazione per la imminente discussione nell’Assemblea Costituente dello Statuto speciale per la Sardegna che avrebbe consacrato l’isola come Regione Autonoma: i sardi riponevano su quell’evento tante speranze per la rinascita economica e sociale dell’isola.
A Natale del 1949, mentre Cagliari faticosamente risorgeva, dei pacchi dono vengono consegnati ai tanti bambini bisognosi, in molti protestarono per i prezzi eccessivi di frutta e verdura, destava preoccupazione la mancanza di edifici scolastici per la cui costruzione sarebbero stati necessari 10 miliardi di lire mentre erano disponibili solo 513 milioni.
In città, pochi i richiami per il Natale dato il costo delle luminarie che Comune e commercianti non erano in grado di affrontare, venne pubblicizzata l’apertura della prima Fiera Campionaria, nei locali della passeggiata coperta in viale regina Elena, per il 22 gennaio che, secondo le speranze, avrebbe dovuto dare un po’ di ossigeno alla disastrata economia cittadina.
Nel 1952, anno della vittoria completa sulla malaria, durante le festività di fine anno Il prefetto propose ai cagliaritani una campagna di solidarietà a favore dei tanti disoccupati e dei “senza casa” con la cessione dell’equivalente di mezza giornata di “paga”.
A Cagliari ma anche in tanti paesi dell’isola gli addobbi per le festività natalizie apparvero timidamente trasformando finalmente l’aria cupa dei centri che mostravano ancora i segni inconfondibili delle distruzioni e delle privazioni della guerra perché non erano stati risolti ancora i problemi dei senzatetto e dei disoccupati.
In quei giorni di festa In città era tangibile la preoccupazione per la nuova legge che sarebbe entrata in vigore dal primo gennaio che avrebbe concesso al Comune la facoltà di applicare le imposte locali di consumo con il sistema a “tariffa piena” anziché in “abbonamento” con un aumento considerevole quindi dell’imposizione.
Nella sede dell’Ente Autonomo del Flumendosa l’onorevole Antonio Maxia e il sindaco Pietro Leo presiedettero la gara per l’assegnazione dell’appalto per la costruzione della condotta principale del nuovo acquedotto cagliaritano sulla base d’asta di 652 milioni: i lavori vennero assegnati a una impresa romana.
Un Natale triste in quell’anno per tanti e persino per molti malati: all’ospedale civile, per la ristrettezza dei locali e la mancanza di arredi e del riscaldamento, si mandarono a casa i pazienti non ancora guariti.
Il 1954 segnò decisamente una riprese economica, almeno dalle apparenze, Cagliari si vestì a festa e i giorni precedenti il Natale i negozi e mercati civici rimasero aperti anche di domenica allungando l’orario di apertura fino alle 22.
In città i negozi erano forniti di tutto, persino i tappeti orientali, considerati prima un bene voluttuario, iniziarono a entrare tra la gamma dei regali, così come le pellicce che tante signore cominciarono sfoggiare con orgoglio: tutti segni di un consumismo che avanzava ma anche del miglioramento della situazione economica.
Sull’Unione Sarda in quell’anno venne pubblicizzata nel periodo di Natale un’offerta per la cena di San Silvestro ad Alghero: tre giorni compreso trasferimenti, pernottamento a pensione completa ed escursioni per diecimila lire.
In quelle festività il teatro Massimo lavorò a ritmo intenso e lanciò il prossimo arrivo della compagnia Billi e Riva con il suo celebre spettacolo di rivista.
Era prevista proprio in quei giorni l’inaugurazione del nuovo cine-teatro Ariston che proietterà le pellicole usando le innovazioni tecniche di importazione statunitense cinevision e vistavision.
Per la maggior parte dei cittadini, data ancora la grande disoccupazione, rimasero accessibili in quei giorni di festività del 1954 solo alcuni cinema come il Quattro Fontane che offriva i film a 60 lire, l’Odeon a 150 e le Due Palme a 200: per molti altri invece l’unico svago permesso rimase quello di assistere gratuitamente alle esibizioni della banda musicale cittadina.