Sono passati giusto 70 anni dall’autonomia regionale e quei problemi sussistono ancora e forse anche in proporzioni maggiori, perché la gente oggi si sposta molto di più e in tanti cercano anche il posto di lavoro avendo abbandonato da tempo campagne e allevamenti che una volta occupavano numerosi sardi
di Sergio Atzeni
Fin dalla sua autonomia, certificata nel 1949, in Sardegna si è sempre sentito parlare di problemi legati ai collegamenti interni, marittimi e aerei, mancanza di lavoro e alti costi energetici.
Ebbene sono passati giusto 70 anni e quei problemi sussistono ancora e forse anche in proporzioni maggiori, perché la gente oggi si sposta molto di più e in tanti cercano anche il posto di lavoro studiando di più o avendo abbandonato da tempo campagne e allevamenti che una volta occupavano numerosi sardi.
Piani di Rinascita, Piano per il Mezzogiorno, investimenti per creazione di industrie, esenzioni decennali fiscali per chi aprisse un’attività nell’isola non sono bastati, non diciamo a migliorare ma neanche ad arginare il problema.
Allora qualcosa non quadra evidentemente, il fiume di denaro che è arrivato negli anni nell’isola sia con investimenti nazionali, sia con investimenti della regione Sarda dove sono andati a finire?
E di miliardi ne sono arrivati moltissimi come finanziamenti e contributi e poi milioni di euro con la nuova moneta.
Negli anni ’70/ ’80 con le esenzioni fiscali e i finanziamenti a fondo perduto tante aziende industriali e commerciali hanno aperto i battenti i cui titolari erano al 99% non sardi poi, scaduta l’esenzione fiscale è intascati i finanziamenti, hanno abbassato le serrande con tanti operai e impiegati messi sulla strada.
Oggi di quegli anni cosa rimasta alla Sardegna oltre che la desolazione e il deserto chiamato industriale?
Il deserto industriale di Ottana e quello di Portovesme, ma anche della zona industriale di Cagliari/Macchiareddu e di Porto Torres, tanto per fare qualche nome. Il Sulcis in generale ne ha subito grossi danni economici e di Lavoro con la crisi mineraria che si è associata a quella commerciale e industriale.
Ma tante piccole aziende in tutte le quattro province storiche soprattutto nel cagliaritano, nel sassarese e nel nuorese sono tristemente chiuse. La zona di Olbia invece ha avuto il suo mecenate chiamato karim Aga Khan che dal 1962 ha trasformato quella zona, che aveva problemi economici grossi negli anni ‘50-‘60 in una area appetibile dal punto di vista turistico.
Quell’imprenditore straniero nobile e ricchissimo facendo il suo indubbio interesse ha fatto anche quello dei residenti nella zona che hanno visto crescere il prezzo dei loro terreni a dismisura e l’arrivo dell’industria delle vacanze di alto livello con tutto il suo indotto che ha creato posti di lavoro e fama nel mondo.
Karim si è inventato anche una compagnia aerea perché senza collegamenti il suo business sarebbe fallito in poco tempo e Olbia oggi può contare su un aeroporto moderno grazie a quella intuizione anche se per durante l’inverno siamo ancora lontani dai minimi flussi necessari per far vivere anche in quella stagione le iniziative imprenditoriali legate al turismo.
Olbia ha sperimentato con investimenti privati da capogiro arrivati dalla penisola e dall’estero, come l’economia possa mutare in senso positivo è questo mentre i sardi, con qualche eccezione, stavano a guardare quella manna arrivata dal cielo che creava posti di lavoro, molti dei quali stagionali, ma che forse accontentavano tante persone.
Insomma il miracolo di Olbia con il suo piccolo di aeroporto e la piccola città di allora che aveva nel 1961 17 mila e settecento abitanti mentre oggi e arrivata con un incremento formidabile a sfiorare i 50 mila deve far pensare perché a tutto questo si è arrivati grazie all’intuizione di un imprenditore privato che ha trasformato splendide coste, spiagge e insenature quasi abbandonate, in luoghi ricercati e ambiti anche se solo d’estate.
Allora oggi che siamo nel 2019 chi sta facendo propaganda elettorale promette di risolvere quei problemi che attanagliano l’isola praticamente dalla notte dei tempi e cioè: disoccupazione, collegamenti aerei, stradali e marittimi e l’alto costo dell’energia.
In 70 anni di autonomia regionali la situazione è rimasta invariata, anzi forse è peggiorata, al’infuori per merito di un privato della citata eccezione della Costa Smeralda e quindi Olbia, perché la modernità spinge i cittadini ad avere sempre più esigenze economiche a spostarsi più frequentemente senza che Stato e Regioni siano in grado di risolvere questi esigenze.
Per questo le assicurazioni elettorali di risolvere oggi quegli annali problemi appaiono come quelle dei marinai che promettono amore eterno alla morosa nei vari porti in cui approdano ma subito dimenticandosene quando la nave salpa per altre mete.