La Sardegna Bizantina (534 – 850/900?): tasse e caccia ai barbaricini fieramente indipendenti

Giustiniano ordinò espressamente che il dux della Sardegna risiedesse in una località di confine con i territori dove erano stanziati i barbaricini e che fossero schierati quanti soldati confinari necessitassero nelle zone dove più grande era la minaccia sui territori bizantini.     

 di  Sergio Atzeni

L’impero di Bisanzio era Imperniato sulla figura dell’Imperatore che aveva in sé tutti i poteri, militare, giudiziario, legislativo, esecutivo, uno stato autocratico che adottava però la legge della rivolta legale, che consentiva al popolo la ribellione se tradito dall’imperatore. Questa legge sarà mutuata dal sistema giudicale e applicata parecchie volte contro i giudici.

L’imperatore veniva eletto per acclamazione dal popolo, dall’esercito e dal Senato e nonostante il titolo non fosse ereditario egli designava i suoi eventuali successori che potevano essere o non essere eletti.

La Sardegna fu inserita nella prefettura d’Africa, sul modello delle altre già esistenti, formata anche dall’Africa già Vandalica ed in futuro dai territori iberici, dalle Baleari e dalla Corsica.

A capo della prefettura stava il prefetto del pretorio che risiedeva a Cartagine dal quale dipendeva il preside a capo delle province con compiti di controllo sul territorio e con poteri giudiziari per i reati comuni e per reprimere gli abusi dei funzionari pubblici. Il preside della Sardegna risiedeva a Caralis.

Giustiniano stabilì anche che a capo delle milizie di ogni provincia ci fosse un dux (comandante militare) dipendente dal Magister Militum residente a Cartagine.

Giustiniano ordinò espressamente che il dux della Sardegna risiedesse in una località di confine con i territori dove erano stanziati i barbaricini e che fossero schierati quanti soldati confinari necessitassero nelle zone dove più grande era la minaccia sui territori bizantini. Questa disposizione imperiale ci fa comprendere che ancora in quel periodo, 533, esisteva in Sardegna un popolo libero e indomito che incuteva agli occupanti paura e rispetto.

L’esercito bizantino era composto, così come quello romano, da soldati limitanei o confinari e soldati comitatenses.

I primi erano dislocati nelle zone di confine e controllavano il territorio, lavorando nei campi con la relativa famiglia, ma pronti a respingere eventuali invasioni; i soldati comitatenses erano invece dislocati in zone dalle quali si poteva affluire facilmente nei luoghi dove ci fosse bisogno di rinforzi, le classiche truppe di riserva. L’esercito bizantino era diviso in bande composte di 350 uomini; sette bande formavano una Moira. I Bizantini nel 535 dovettero reprimere una rivolta scoppiata nel Sulcis dove risiedevano i Mauri, insediati dai vandali ed ora insofferenti al regime di Costantinopoli. Ma tutta la Sardegna era in continuo subbuglio ed i bizantini faticavano non poco a controllare il territorio.

Intanto Giustiniano cullava da tempo l’idea di riconquistare i territori, una volta romani, per restaurare l’impero; a tal fine aveva iniziato la riconquista dell’Italia settentrionale in mano ai Goti.

Il Re Goto Vitige fu catturato da Bellisario e portato prigioniero a Costantinopoli, i territori liberati furono costituiti in prefettura, ma il nuovo Re dei Goti Totila riconquistò tutta l’Italia e rivolse le sue mire al Mediterraneo riuscendo ad occupare la Corsica e la Sardegna.

La facilità con cui i Goti si insediarono in Sardegna lascia sottinteso il fatto che furono occupate solo alcune città, o forse solo la residenza del preside, più alta autorità bizantina dell’isola, cioè Caralis.

L’interno della Sardegna doveva essere quindi libera se nessun esercito limitaneo o comitatenses poté intervenire.

I bizantini inviarono da Cartagine un esercito al comando di Giovanni, ma mentre iniziava il dislocamento sotto le mura di Calaris per un assedio fu attaccato dai Goti e sconfitto.

Nel 552 Totila fu battuto e ucciso a Gualdotadino in Umbria e probabilmente, data l’assenza di notizie, i bizantini rioccuparono la Sardegna senza combattere.

Nell’isola arrivarono anche gli ordini monastici orientali tra i quali i basiliani (obbedienti alle regole di San Basilio) che iniziarono la loro opera di conversione arrivando anche nella Barbagia. Il rito orientale diventò pian piano l’unico usato nelle cerimonie liturgiche e si differenziava da quello latino per il battesimo, impartito per infusione ai credenti in grandi vasche dove stavano immersi per 50 cm.

Ci sono rimaste tante di queste fonti battesimali con pianta circolare, esagonale o poligonale provenienti da Tharros, S. Pantaleo a Dolianova, S. Giovanni a Nurachi e da Cornus.

I monaci orientali vivevano in monasteri costruiti in aperta campagna formati dall’edificio sacro per antonomasia, la chiesa, circondata da altre costruzioni riservate alla permanenza del clero e dei pellegrini per esercitare la preghiera in comune; questi monasteri prendevano il nome di Monistenes o Combessias.

Regnando Giustino II nell’868 i Longobardi guidati da Alboino invasero l’Italia arrivando fino a Benevento e relegando i bizantini alla sola Italia Meridionale.

Lo stato di guerra tra bizantini e longobardi creava tensioni e paure e per meglio agire l’Imperatore Tiberio nel 582 trasformò le vecchie prefetture in esarcati rette da un esarca che aveva compiti civili e militari quindi in grado di impartire direttamente ordini repentini in caso di attacchi improvvisi.

Si ha notizia che nel 594 il Duca bizantino Zabarda tentò una trattativa per giungere alla pace con i barbaricini, che evidentemente costituivano una seria minaccia, ne fu informato anche il pontefice Gregorio Magno in quanto interessato alla redenzione di quel popolo.

Il Papa con una missiva aveva esortato Zabarda ad assecondare la missione dei vescovi Felice e Ciriaco per convincere i barbaricini a convertirsi al cristianesimo.

Una conferma, questa volta ufficiale e diretta, della autonomia dei barbaricini che appaiono anche organizzati statualmente avendo un capo conosciuto dal pontefice. Infatti in una seconda lettera il Papa si rivolse direttamente a Ospitone, Duca dei barbaricini, per convincerlo a far abbandonare al suo popolo l’uso di adorare pietre e legni.

Intanto nel 599 navi longobarde assalirono le coste meridionali dell’isola ma senza conseguenze.

La Sardegna da quel periodo, cadde nel silenzio, poche notizie vengono riportate da unica fonte papale per varie controversie clericali.

I bizantini eressero molte chiese nell’isola sul modello della grande Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli caratterizzata da una cupola semisferica su una pianta a croce greca: San Saturno a Cagliari e San Giovanni di Sinis nonostante i riadattamenti sono le più significative.

 

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