L’Università di Cagliari apre nel 1626 con  giurisprudenza, filosofia, medicina e teologia

Il cammino legislativo per la creazione del più alto ordine di studi nell’isola era quanto mai lungo, necessitava infatti di un beneplacito pontificio e, per ultimo, del privilegio reale che dava il via alla creazione dell’ateneo che arrivò appunto il 31 Ottobre 1620

di Sergio Atzeni

Cagliari agli inizi del secolo XVII era una città profondamente iberizzata, il monopolio dell’istruzione rimaneva unica prerogativa del clero in generale e dei Gesuiti in particolare.

Conseguire una laurea costituiva l’ambizione dei figli dei ricchi e dei nobili, ai quali però era vietato, almeno in teoria, frequentare le scuole italiane e per questo diventava obbligo trasferirsi in Spagna per seguire gli studi a livello universitario.

Le spese da sopportare erano enormi così come i sacrifici per questo diventava importante avere nella capitale del Regno di Sardegna una università allora chiamata “Studi Generali”.
Per questo durante la riunione del parlamento del 1602, gli Stamenti (bracci che formavano il parlamento sardo) chiesero formalmente al re di Spagna l’istituzione degli “Studi Generali” a Cagliari.

Superando il diniego che la stessa proposta aveva ricevuto nel 1543, il sovrano Filippo III diede il suo consenso a cui seguì l’anno seguente l’emissione dei decreti relativi da parte del viceré conte di Elda.
Ma il cammino legislativo per la creazione del più alto ordine di studi nell’isola era quanto mai lungo, necessitava infatti di un beneplacito pontificio e, per ultimo, del privilegio reale che dava il via alla creazione dell’ateneo.
I problemi finanziari furono nel frattempo risolti dagli Stamenti che promisero la somma di tre mila ducati, fu anche scelto il luogo dove erigere il nuovo complesso: attuale piazza Indipendenza, di fronte alla torre di san Pancrazio.

Nel 1607 arrivò l’approvazione del papa Paolo V con una bolla pontificia, ma forse gelosie interne della classe diligente e dei notabili, fecero mancare la somma a sua tempo
promessa e i lavori di costruzione subirono lunghe pause.
Intervenne il re di Spagna che richiamò i parlamentari sardi per esortarli a tener fede agli impegni.

Infine il 31 Ottobre 1620 Filippo III emanò il privilegio reale, ultimo atto formale necessario alla istituzione degli “Studi Generali”.
Il documento prevedeva l’apertura delle facoltà di giurisprudenza, filosofia, medicina e teologia con due autorità preposte alla direzione del nuovo ateneo.
La prima carica spettava all’arcivescovo di Cagliari mentre la seconda di norma veniva assegnata a un ecclesiastico scelto tra gli insegnanti di teologia o di diritto.

Ultima formalità, prima dell’effettiva apertura della nuova istituzione, fu la creazione del regolamento di funzionamento del quale fu incaricato il noto giurista Giovanni Dexart che concluse il proprio lavoro nel 1626: i titoli che l’ateneo rilasciava erano quelli di baccelliere con quattro anni di corso e dottore con cinque.
L’università cagliaritana funzionò per un secolo e mezzo circa nella sede di piazza Indipendenza e nel 1769, dopo una radicale riforma, fu trasferita in nuovi locali progettati dall’architetto Belgrano di Famolasco nella attuale via Università.

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